IL PARTITO UNIONE CATTOLICA VICINA AI MILITARI ITALIANI COLPITI DALLA BARBARIE TERRORISTICA IN IRAQ
LA STESSA SOLIDARIETÀ PER I TRE VIGILI DEL FUOCO CHE HANNO PERSO LA VITA E QUANTI SONO RIMASTI FERITI A CAUSA DELL’ESPLOSIONE DI UN FABBRICATO IN PIEMONTE
OCCORRE CAMBIARE TOTALMENTE TIPO DI APPROCCIO SUL MODELLO DI SICUREZZA SIA INTERNAZIONALE CHE INTERNA: LA MILITARIZZAZIONE DELLE OPERAZIONI DI PACE OVUNQUE PRATICATA HA SOLO ALIMENTATO ALTRI CONFLITTI, PROVOCATO LUTTI TRA I NOSTRI CONNAZIONALI IMPEGNATI NELLE ZONE DI TRINCEA E SOTTRATTO FONDI PER MIGLIORARE GLI EQUIPAGGIAMENTI E LE TUTELE DELLE FORZE DELL’ORDINE
Unione Cattolica esprime la propria totale solidarietà ai 5 Militari Italiani rimasti gravemente feriti nel vile agguato terroristico in Iraq, mentre erano impegnati nelle attività di formazione e addestramento dei reparti locali. Quanto avvenuto, oltre a portare la nostra memoria indietro nel tempo alla tragedia della strage di Nassiriya che colpì i nostri Carabinieri, induce una riflessione della quale, a inizio anno, ci siamo umilmente fatti interpreti nel nostro libro “Cattolici Uniti per benedire un’Italia nuova”: continuare ad assecondare, in maniera acritica, politiche che vorrebbero “esportare” pace e democrazia attraverso la militarizzazione rappresenta una soluzione fallimentare sul piano diplomatico, dolorosa e rischiosa su quello umano, e infine non sostenibile economicamente. Una non-soluzione che espone i nostri valorosi Soldati a rischi insopportabili per loro e le loro famiglie, e che allo stesso tempo si è fin qui rivelata inefficace rispetto all’obiettivo di mettere fine al terrore; e che in più casi si è dimostrata terribilmente controproducente.
Allo stesso tempo, la stessa solidarietà e vicinanza totale esprimiamo alle famiglie dei tre Vigili del fuoco rimasti uccisi nell’esplosione di un fabbricato in Piemonte, e a quanti sono rimasti feriti: sono due drammi che devono essere letti e analizzati in maniera non separata. Occorre infatti ragionare su scelte che finora hanno provocato sacrifici di Vite umane e un dispendio di mezzi economici con i quali, forse, avremmo potuto evitare di piangere troppi lutti sia dentro che fuori dai confini nazionali italiani, dedicando e destinando gli uomini e le donne in divisa, sia civili che militari, al servizio della sicurezza interna del nostro Paese e delle nostre città, con dotazioni ed equipaggiamenti in grado di mettere al riparo l’incolumità dei Servitori dello Stato e dei tutori dell’ordine ponendoli nella migliore condizione di operare a difesa di tutti noi, Cittadini, Famiglie e Imprese. Questa è la sola via per raggiungere quegli obiettivi di serenità a cui abbiamo diritto, a differenza delle ricette del sovranismo e del militarismo che ci hanno portati nell’attuale vicolo cieco, sia sul piano interno che sul piano globale.
Non abbiamo bisogno di uno Stato d’assedio, ma di uno Stato che finalizzi risorse e tecnologie non per alimentare il conflitto sociale e la paura ma per vincerla con la presenza sul territorio, con la certezza del diritto penale e con l’efficienza investigativa.