CARABINIERE UCCISO: I PROFESSIONISTI DELL’ODIO SOCIAL, ANZICHÉ’ BOMBARDARE IL WEB CON I LORO POST DELIRANTI E DEPISTANTI E PRODURRE INUTILI DECRETI SICUREZZA, SI OCCUPINO DI RAFFORZARE LE DOTAZIONI E GLI EQUIPAGGIAMENTI PER GLI EROI IN DIVISA CHIAMATI OGNI GIORNO A GARANTIRE LA NOSTRA INCOLUMITÀ’ E COSTRETTI OGNI VOLTA A RISCHIARE LA PROPRIA VITA.
La vicenda, tragica e anche per molti aspetti surreale, del Carabiniere Mario Cerciello Rega, alla cui famiglia cristianamente ci stringiamo, pone diversi interrogativi che da tempo solleviamo nel tentativo di denunciare la totale inadeguatezza di questo governo populista incapace di difendere i propri migliori Servitori.
Quanto avvenuto fin dai primi momenti successivi alla diffusione della notizia relativa al barbaro omicidio dell’ufficiale dell’Arma, giovane sposo, indica il livello di sciacallaggio a cui è degradato il dibattito politico in atto, oramai condizionato soltanto più dai professionisti dell’odio social su tastiera, pronti a postare o a twittare in base ai propri copioni ritriti e incuranti del rischio, con la propria attività internet, di fuorviare il corso delle indagini di polizia giudiziaria, già reso complicato dalle norme in vigore.
Ecco allora, che – per questi professionisti del fango su web – gli assassini sono già definibili etnicamente, per assecondare il “pensiero unico” in materia, e quando l’ottimo lavoro investigativo degli inquirenti mette in evidenza tutt’altro scenario, all’improvviso tutto tace, e ogni riferimento all’etnia svanisce o quasi.
La questione è per noi molto semplice, e l’abbiamo affrontata con convinzione all’interno del nostro programma: il problema della sicurezza pubblica, nelle strade delle nostre città, non si risolve con gli istigatori e i sobillatori di odio, ma si affronta migliorando le dotazioni e gli equipaggiamenti da assegnare a ciascuno dei nostri Eroi in divisa. Mentre continuiamo a investire fiumi di miliardi per armamenti e per operazioni non di pace ma di guerra al di fuori dei nostri confini – finanziando un autentico “Stato d’assedio” come denunciato nel nostro libro-programma fin dall’inizio dell’anno – ci scordiamo dello Stato di sicurezza entro i confini stessi, mentre la politica oggi dominante pensa di avere risolto il problema con un decreto (in)sicurezza costoso e inutile, mentre queste risorse, non piccole, potrebbero servire a proteggere l’incolumità dei nostri “Angeli in Divisa”, Carabinieri, Poliziotti, Finanzieri, Vigili senza creare drammatici Far West, ma limitandosi a ristabilire un clima di legalità diffusa nel quale i Tutori dell’ordine non vedono messa a repentaglio la propria vita e riescono così a tutelare al meglio la nostra, quella dei Cittadini. Nonostante l’intensa produzione legislativa di questo governo e dei suoi professionisti social, i decreti sicurezza e le leggi sulla cosiddetta legittima difesa restano dei contenitori vuoti e privi di reale efficacia, come le drammatiche cronache di ogni giorno ci riferiscono.
La tragedia di Roma Prati conferma ancora una volta quanto noi di Unione Cattolica predichiamo fin dalla nostra nascita: serve un nuovo piano di edilizia carceraria, utilizzando anche siti dismessi e abbandonati, un ordinamento processuale che assicuri processi equi ma veloci e sanzioni penali certe con annessi lavori obbligatori negli istituti di pena, e questo per TUTTI i criminali, siano essi italiani o di qualsiasi altra nazionalità, occorre assicurare un risarcimento immediato alle Vittime e ai loro familiari, affinché non subiscano una seconda violenza, questa volta di Stato.
Occorre un più incisivo sistema di controlli, perché – se sarà confermato anche questo terribile particolare dal prosieguo delle indagini – non si può arrivare in aeroporto a Roma con un coltello da marine nel proprio bagaglio, in provenienza dagli USA, come se nulla fosse. A che è servito qui il Decreto Sicurezza tanto sbandierato dai suoi autori al governo?
Fondamentalmente, occorre una battaglia di valori contro il degrado sociale che emerge da questa così come da altre storie che si svolgono sullo sfondo della lotta per le partite di droga: un tema che noi consideriamo imprescindibile e sul quale si concentra quella straordinaria “enciclica di Legalità” che è il piano antimafia del Procuratore calabrese Gratteri, totalmente recepito nel programma di Unione Cattolica. Fino a che non si agirà debellando – sotto il triplice punto di vista educativo, preventivo e repressivo – questa piaga planetaria, le nostre strade continueranno a essere “giungle” dove la vita di un giovane marito cristiano, Servitore in divisa di uno Stato che non lo ha protetto e nel poco tempo libero infaticabile volontario sociale al servizio degli Ultimi, vale la lotta per l’accaparramento di una dose.
Non intendiamo ergerci a giudici prima della conclusione delle indagini e dei processi, non siamo professionisti della tastiera e del depistaggio al servizio del “pensiero unico” di questo governo: però il quadro a oggi ricostruito dall’ottimo lavoro degli investigatori – ottimo malgrado le interferenze di una certa politica dell’odio – ha offerto gli spunti per le riflessioni fin qui svolte.
C’è inoltre da sperare che l’Italia e il suo governo sapranno, nel nome di chi ha lasciato la propria vita riverso in mezzo a una strada agendo in nome della legge, tenere alta la testa di fronte al “grande fratello americano”, agendo con determinazione alla pari e non con spirito di sudditanza nei confronti della superpotenza atlantica. Non può esserci indignazione sui social e asservimento nella realtà, i casi dei Marò in India sono emblematici.