GIUSEPPE GALANTINO VICE PRESIDENTE CON DELEGA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DEL PARTITO UNIONE CATTOLICA:” DOVEROSO ED INDISPENSABILE IL RILANCIO DELLE PARROCCHIE E DEGLI ORATORI IN CUI SIA CENTRALE IL TEMA EDUCATIVO IN OGNI CAMPO’.
Non passa giorno, drammaticamente, che le cronache, giornalistiche e di polizia, anche a poca distanza dalle nostre case e dai nostri luoghi di vita, di studio e di lavoro, ci riportino notizie di uccisioni, violenze, vandalismi gravi, bullismi, abusi psicofisici di ogni genere, in una sorta di spirale che vede “uomo contro uomo”, “marito contro moglie”, “figlio contro genitori”, “studente contro professore o genitore contro professore”, eccetera.
Uno scenario del tutto inedito e figlio di quella precarietà di valori di cui la precarietà economica è soltanto un aspetto, per quanto importante, non tale però da giustificare in nessun modo gli orrori sociali ai quali stiamo assistendo sgomenti, da Cattolici e da semplici Cittadini che credono nei valori etico-umanistici.
Mentre nel passato, la Fede veniva vista come una sorgente educativa fondamentale alla educazione di Cattolici e laici al principio del “rispetto dell’Uomo per l’Uomo”, fondamento dell’Occidente e dell’Europa cristiana e popolare, dal 1989 in avanti il crollo di una delle due grandi ideologie materialistiche e relativistiche – ossia il Comunismo e il socialismo reale – ha regalato a tutti o ai più, in una specie di gigantesca sbornia collettiva, l’illusione che la seconda grande ideologia sopravvissuta alle macerie del muro di Berlino, ossia il Capitalismo nella sua accezione e accelerazione finanziaria e tecnologica, potesse diventare il contenitore adattivo di tutti quegli orientamenti ideali, valoriali e concreti, che al Collettivismo dei regimi dittatoriali dell’Est si erano sempre opposti.
Mai errore fu più strategico, grave e adesso più difficile e complesso da riparare!
Il Capitalismo, nella sua versione turbo, ha finito con il delegittimare non soltanto lo Statalismo, con i propri deprecabili eccessi, ma quello stesso Stato sociale e sistema di tutele e di protezioni familiari che avevano permesso la fondazione di quella “economia sociale di mercato” vanto dell’Europa occidentale nel mondo e alla quale anche oltre Atlantico si guardava con interesse e simpatia.
La precarietà materiale e valoriale ha portato a considerare tutto “relativo”: la stessa vita propria e altrui, ridotta a una sorta di tragico “circo mediatico” dove ci si autodenuncia o ci si auto elogia tramite i social media, dove si è persa la percezione del rapporto fra comportamento e conseguenza della propria condotta, fra causa ed effetto, e in cui un settore sociale ed educativo pubblico che aveva avuto pretese non sussidiarie ma monopolistiche e dirigistiche, marginalizzando tutte le altre forme educative come di serie cadetta, da ammortizzatore e da punto di mediazione fra Stato e famiglia, sono diventate lo specchio e la valvola di sfogo di tutti i mali e i malesseri sociali, familiari, giovanili.
Non è un caso che il bullismo nelle scuole pubbliche non faccia più notizia, e che oltre la metà degli omicidi si consumi tra le pareti domestiche, spesso davanti ai bimbi piccoli ma condannati a portare nei propri occhi la scena drammatica dello scontro omicida fra padre e madre, e dove quest’ultima è vittima nella quasi totalità dei casi.
Noi di Unione Cattolica, nel nostro libro “Cattolici Uniti per benedire un’Italia Nuova”, siamo stati determinati a denunciare quanto sta succedendo, e a evidenziarne le cause, oggettive e inconfutabili! La crisi e il relativismo nei valori della stessa Vita sono il risultato finale della crescente delegittimazione consumata contro le Istituzioni e contro le cellule territoriali della Chiesa! Questa e non altre sono le spiegazioni, per quanto educatori e sociologi si sforzino di fornire chiavi analitiche e di lettura di tipo diverso e più “laicista”.
Come affermiamo, senza tema di smentita, nel libro programma apprezzato da una cerchia sempre più ampia e trasversale di personalità, cittadini e categorie economiche e sociali, l’attacco strumentale alla Chiesa Cattolica ha come unica conseguenza una più forte presenza di istinti maligni nella società e nella sua fondamentale cellula costitutiva che è la famiglia.
Per questa ragione il nostro messaggio è chiarissimo: l’alternativa alla crisi dello Stato sociale e al relativismo e alla precarietà valoriale esiste, ed è costituita dalle cellule locali della Chiesa, dalle sue strutture parrocchiali, catechistiche e oratoriali che infatti erano assolutamente centrali nel secondo dopoguerra e nel periodo che ha premesso e accompagnato gli anni del miracolo economico, e proprio questa loro centralità ha permesso una funzione educativa estesa e capace di applicare il messaggio pastorale e sacramentale alle problematiche concrete del tutto inedite che si stavano affacciando in quel periodo storico ma che avevano molti punti di contatto con lo scenario industriale di fine 800 in cui erano state create, con Don Bosco e con Papa Leone XIII, le basi per la Pastorale del lavoro e per una Dottrina sociale della Chiesa. Dove, appunto, elemento centrale e coagulante nel territorio erano la Diocesi, la Parrocchia, il Catechismo, l’Oratorio, autentici centri di ascolto e di sottrazione del giovane e della famiglia disagiata ai cattivi consigli dell’ozio e della strada, spazi che con il tempo sono divenuti luoghi di formazione sì spirituale e di preparazione al messaggio del Vangelo ma anche scolastica e professionale.
Per questo motivo, riteniamo che il rilancio e la valorizzazione piena di queste irrinunciabili strutture, presidio materiale e morale, debba far parte a pieno titolo di un programma di governo ispirato al principio, enunciato dalla CEI e dal suo Presidente Bassetti, della “Rivoluzione mite”.
In molte località geografiche, Parrocchie e Oratori rischiano di dover capitolare a causa della crisi demografica e della totale assenza di interventi da parte delle Istituzioni politico-amministrative locali, le stesse che poi lamentano i problemi connessi al dilagare del disagio sociale, del bullismo, della crisi familiare, della impossibilità di fare fronte alle crescenti richieste di aiuto e di welfare.
All’interno del libro si ribadisce l’importanza di RIPARTIRE DALLE PARROCCHIE per ricreare da fondamenta di nuovo robuste uno Stato che torni a essere socialmente inclusivo e che non pretenda di avocare a sé l’intera politica educativa e formativa, perché si tratta di soluzioni “spuntate” di fronte alla grandissima tragica emergenza della precarietà di valori che sta attraversando tutti gli individui e i corpi sociali intermedi a partire dalla famiglia naturale e tradizionale.
Compito dello Stato è creare alcune basilari condizioni affinché la Persona, il ragazzo, il futuro coniuge o genitore sia, una volta congedato dall’Istituzione pubblica, in condizione di scindere il Bene dal Male e di non cadere vittima delle debolezze e delle fragilità imposte dalla crisi economica, ma di saper reagire alle stesse secondo gli insegnamenti di Don Bosco, di Papa Leone XIII e dei Santi Padri Wojtyla e Francesco: lotta all’ozio, ai consumi materiali e tecnologici che anziché socializzare isolano, lotta alla cultura dello scarto perché, a forza di scartare, togliamo importanza e dignità al Prossimo e all’ambiente.
Per questo motivo, riteniamo che le Organizzazioni diocesane, parrocchiali e oratoriali debbano fare parte a pieno titolo di tutti gli organismi e comitati etico-sociali sia centrali che locali per concorrere all’elaborazione delle strategie di politica della famiglia e del welfare, dell’inclusione, della formazione e dell’istruzione.
Parimenti, è fondamentale per noi che nella programmazione scolastica, fin dalle elementari, sia inserita come obbligatoria la materia dell’EDUCAZIONE SENTIMENTALE, perché fin dalla giovanissima età occorre far uscire il ragazzo, il giovane da una visione solo materialistica e relativistica del rapporto fra Uomo e Donna, visione che finisce con il diventare possessoria e con il mettere la persona in condizione di non poter o di non voler accettare un rifiuto da parte dell’altra persona, quello che è fonte di molti tragici fatti di sangue fra ex partner, i famigerati femminicidi contro cui la risposta del governo gialloverde è stata ancora una volta inefficace e inadeguata.
L’educazione sentimentale, una volta introdotta, in quanto materia finalizzata a formare il fidanzato, fidanzata, marito, moglie e genitore di domani al rispetto per il Prossimo e alla tolleranza, avrebbe altresì la funzione di agevolare l’emersione di fatti di violenza domestica di cui il giovane studente è testimone o vittima indiretta e visiva in casa.
La funzione educativa dovrebbe a quel punto uscire dall’esclusiva dei luoghi istituzionali pubblici e diventare un sistema integrato, appunto, con le Diocesi e con le Parrocchie, le quali diventerebbero punto di collegamento con il vasto settore della formazione tecnico-spirituale di matrice Cattolica grazie alla quale fu possibile, durante la prima e la seconda rivoluzione industriale e del lavoro, creare gli anticorpi per impedire che il progresso tecnico escludesse un alto numero di giovani e di famiglie a cause delle ristrettezze economiche di queste ultime.
Questa necessità è tornata in primo piano adesso, nella quarta e nella quinta rivoluzione industriale, rispetto alla quale il nostro libro programma affronta le ricette da adottare senza la vaghezza tipica purtroppo dei programmi degli altri schieramenti politici.
“Ridiamo immediatamente la centralità, il rispetto e la funzione educativa alle 6900 parrocchie Italiane e ai 3900 oratori. Le parrocchie devono tornare centri di aggregazione sociale, di scambio culturale e ritornare ad essere il modello esistenziale dei nostri giovani, non solo potenziando anche i centri sportivi e ricreativi delle stesse parrocchie, ma anche costruendo appositamente dei poli di aggregazione giovanili collegati direttamente alle parrocchie anche per recuperare anche difficoltà scolastiche”.
“Urge direzionare il più possibile i giovani dalle discoteche e dall’utilizzo di droghe, alcol e psicofarmaci, per ricondurli alla vita delle parrocchie e degli oratori in cui debbono essere promosse attività sportive di ogni tipologia dei cosiddetti sport minori, attività legate ai giochi socializzanti di qualsiasi natura e alla formazione in ogni campo possibile. Deve essere promossa la realizzazione di spettacoli pomeridiani e serali teatrali e di ogni manifestazione possibile legata all’insegnamento cristiano sociale”.
Occorre un piano straordinario di ristrutturazione di parrocchie e oratori con promozione di opere di beneficenza e utilizzo di fondi Statali. Inoltre per i giovani saranno assegnati dei contributi aggiuntivi, a favore delle parrocchie, su progetti volti al recupero degli stessi giovani, dei bisognosi o su progetti volti alla formazione professionale, con corsi organizzati alla presenza di sociologi, Orientatori, insieme a consulenti professionali dei vari settori dell’economia.
Le parrocchie devono diventare anche dei centri di ascolto e di orientamento organizzato nel quartiere, in strettissima collaborazione con i centri dell’impiego pubblici e le agenzie per il lavoro, con i consultori familiari e con il sistema dei servizi socio-assistenziali e delle scuole pubbliche e private presenti nello stesso ambito territoriale e urbano. Perché il disagio, come le tristissime cronache ci tramandano ogni giorno, non può essere gestito e imbrigliato in toto dalla macchina burocratica pubblica, statale e comunale, le cui falle finiscono con il provocare il naufragio individuale e familiare quando ancora, con l’applicazione di politiche sussidiarie, sarebbe possibile intervenire e porre rimedio