ROBERTO AIRAGHI E TONOLI IVANO RISPETTIVAMENTE RESPONSABILE DELLE POLITICHE COMUNITARIE E SEGRETARIO POLITICO DEL PARTITO UNIONE CATTOLICA RIBADISCONO IN UNA CONFERENZA STAMPA:
“L’ILVA, AL CAPEZZALE DEL POPULISMO DEPAUPERANTE, IERI SOVRANISTA OGGI FISCALISTA, CHE IN DICIOTTO MESI HA CAUSATO AZZERAMENTO DELLA CRESCITA, CADUTA OCCUPAZIONALE E FUGA DAI SETTORI STRATEGICI”
LA CRONACA DI UNA DEBACLE ANNUNCIATA: LE POLITICHE GIALLOVERDI PRIMA E GIALLOROSSE ORA OBBLIGANO A SCEGLIERE FRA DELOCALIZZAZIONE, CHIUSURA E CONTRAZIONE PRODUTTIVA E LAVORATIVA
L’ERRORE DI FONDO? METTERE IL PICCOLO CONTRO IL GRANDE, IL DIPENDENTE CONTRO L’AUTONOMO, L’ITALIA CONTRO L’EUROPA, CON IL SOLO RISULTATO DI PARALIZZARE TUTTO E DI FAR VENIRE MENO LA SOLIDARIETÀ CRISTIANA, UNICO VERO ELEMENTO DI UNIONE FRA DIRITTI ECONOMICI E DOVERI SOCIALI E AMBIENTALI SECONDO LA DOTTRINA DELLA CHIESA E L’ENCICLICA LAUDATO SI’
La vicenda Ilva di Taranto è il capitolo finale, anzi terminale di una mostruosa catena di errori compiuti nel nome di un populismo ridondante, prima sovranista e ora pauperista, fiscalista e colpevolista, che sta presentando ai cittadini e alle famiglie più esposte e vulnerabili il salatissimo conto delle folli politiche degli ultimi diciotto mesi. Le iniziative scellerate alla base dell’aggravato rischio di deindustrializzazione sono proseguite anche quando un migliorato clima di fiducia internazionale, maturato a settembre nei confronti dell’Italia dopo il passaggio dei sovranisti all’opposizione e misurato dal calo dello spread, avrebbe potuto e dovuto essere capitalizzato con un cambio di direzione e con il rinvigorimento di una forza azione diplomatica a livello europeo. Esattamente come suggerito, nell’ordine, dai vertici istituzionali della stessa Europa: dalla nuova Presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen ai Governatori uscente ed entrante della BCE, Mario Draghi e Christine Lagarde, i quali hanno esortato all’esercizio di una solidarietà autentica, in senso cristiano potremmo dire, chi oggi ha mezzi in surplus per riattivare un ciclo duraturo di crescita diffusa, sostenibile e inclusiva. Vale a dire, la Germania, in coerenza con quanto auspicato a inizio anno nel nostro libro programma CATTOLICI UNITI PER BENEDIRE UN’ITALIA NUOVA.
Invece la coalizione giallorossa subito dopo il proprio insediamento ha proseguito sulla linea del conflitto e della spaccatura sociale: mettendo il lavoro dipendente contro quello autonomo, l’ambiente contro l’industria, avviando in campo fiscale una caccia alle streghe che – come saggiamente detto da un valente Magistrato come Nordio – avrà il solo effetto di intasare i tribunali penali, di colpire gli evasori incolpevoli o di necessità, di spaventare coloro che avrebbero ancora potuto o voluto investire in questo Paese ma temono ora di piombare in un tritacarne tributario ed esattoriale da “fine pena mai”.
In un simile contesto la drammatica situazione dell’Ilva fotografa gli effetti psicologici già tangibili di una manovra non ancora entrata compiutamente né formalmente in vigore. Nell’arco di pochissime settimane, abbiamo assistito a manifestazioni di crisi che hanno colpito e stanno colpendo i settori strategici del nostro Paese, dalla filiera automobilistica alla siderurgia, nei quali la presenza industriale, quando non verrà del tutto meno, vedrà i propri centri decisionali spostarsi gradualmente al di fuori dei confini nazionali.
Il tutto mentre, in maniera populistica, il governo attuale si sta cristallizzando su forme di microtassazione che avranno un effetto “macro” in termini di costi finali a carico delle famiglie e che come contropartita accomodante propagandano la riduzione fiscale del costo del lavoro dipendente con la pretesa che l’azienda continui a sobbarcarsi l’intero onere della macchina tributaria, esattoriale e burocratica e anzi debba pagare nuove e ulteriori tasse senza neanche avere il tempo di riorganizzare i propri processi produttivi.
Che effetto potrà avere la riduzione del cuneo fiscale se i lavoratori che ne dovrebbero beneficiare perderanno il posto in Ilva o nell’azienda Automotive dove erano occupati? Una domanda drammatica ma che nessun partner di governo si sta ponendo.
Unione Cattolica e Confedes ritengono che l’attuale manovra in discussione, in quanto socialmente divisiva, avrà conseguenze a oggi non ancora del tutto quantificabili, anche perché nel frattempo nulla si è fatto né si farà per consentire all’Italia e alle sue imprese medie e piccole di svolgere un ruolo protagonista nella programmazione e nel pieno utilizzo dei fondi diretti e indiretti dell’Unione Europea, rispetto ai quali la sola ricetta valida è quella di una partnership virtuosa e sussidiaria fra Istituzione pubblica e rappresentanza economica, in maniera da ridurre fino all’azzeramento i costi strumentali che fanno da barriera a scapito delle possibilità di accesso delle PMI. A vantaggio delle quali nel nostro libro CATTOLICI UNITI proponiamo una Cabina di regia unificata in grado di unire il meglio delle esperienze pubbliche e private in procedure snelle e senza oneri aggiuntivi per gli imprenditori finali.
Se il Governo non è in grado di offrire alcuno scudo contro gli imprevisti della crisi e della burocrazia fiscale e legale, la sola alternativa in economia sarà fra chi può de localizzare e chi no, e in politica fra chi predica il sovranismo e chi il pauperismo. Ma a rimanere senza alternative saranno in entrambi i casi le famiglie i piccoli risparmiatori e le aziende diffuse nel Paese.