Partito Unione Cattolica - Siamo il Partito della FEDE per ridare FIDUCIA in un’Italia Nuova - Segretario Partito Ivano Tonoli Partiti Politici Italia

SCUOLE TECNICHE CATTOLICHE

IL VICE SEGRETARIO PROFESSOR D’AMBROSIO ALFONSO TUONA IMPERIOSO:” SCUOLE TECNICHE CATTOLICHE: IL SOLO AUTENTICO RIMEDIO STRUTTURALE AL DISAGIO FAMILIARE E GIOVANILE, ALLA DISOCCUPAZIONE, ALLA QUESTIONE SUD, ALLA MIGRAZIONE DEI NOSTRI TALENTI ALL’ESTERO*.

ESSO SONO TUTTAVIA LE GRANDI ASSENTI DA TUTTI I DIBATTITI IN CORSO SULLA CRISI DI GOVERNO, A CONFERMA DI COME ANCORA SI PENSI CHE SAREBBE POSSIBILE SCINDERE IL REDDITO DAL LAVORO, CON IL *SOLO EFFETTO DI AZZERARE L’ECONOMIA REALE E DI FAR PAGARE IL CONTO A CHI IL LAVORO PUÒ’ CREARLO DAVVERO*.

 

AAA formazione tecnica cattolica cercasi nelle ricette e nelle discussioni in atto sulla crisi di governo attuale.

In questi giorni convulsi e – lo ribadiamo – surreali, tornano in voga gli imperativi di principio su lotta alla disoccupazione e al disagio giovanile, risoluzione della grande questione meridionale, necessità di favorire la permanenza dei nostri giovani, e anche meno giovani oramai, in Italia e di creare alternative alla loro migrazione all’estero. Sì, perché mentre il dimissionario governo populista, in particolare nella componente nazionali sopranista della Lega, si è accanitamente occupato di chi arriva – con provvedimenti boomerang che in nome della sicurezza tolgono diritti umanitari e impediscono forme di accoglienza inclusiva e responsabilizzante dei migranti alimentando così la vera insicurezza senza risolverla con leggi certe e uguali per tutti – nessuno di questi “fenomenali ministri e avvocati del popolo”, che sarebbero a loro stesso dire dovuti rimanere in carica per i prossimi 30 anni, si è occupato di chi sta lasciando il Paese con in tasca la lettera di assunzione per ricoprire un posto di lavoro in un’altra Nazione magari a noi vicina, non necessariamente oltre Oceano o a Oriente ma anche soltanto nel perimetro europeo: Francia, Germania, Spagna oppure i Paesi emergenti dell’Est.

Va dato atto che nello scorso luglio è stato il loro stesso ministro dell’Economia a lanciare, naturalmente inascoltato, questo allarme, evidenziando come questo fenomeno produca sul nostro prodotto interno lordo un contraccolpo in negativo da 14 miliardi di euro all’anno: a tanto ammonta il costo per un sistema-Paese che, dopo aver sostenuto – anche giustamente – la spesa pubblica per l’istruzione scolastica e universitaria dei nostri ragazzi, li vede prendere gli aerei e gli autobus della speranza verso Nazioni europee, atlantiche, asiatiche. La risposta populista? Un decreto cosiddetto sul “contro esodo” che pare un provvedimento di lotta al traffico automobilistico ma che invero aveva e avrebbe la pretesa di favorire il rientro dei nostri Connazionali in Italia, parificando il calciatore al ricercatore universitario e al tecnico specializzato! Più che un contro esodo è stato un contro risultato: essendo che gli sgravi fiscali sono solo parziali e a termine, scaduti gli stessi i lavoratori interessati riprendono le proprie valigie e partono nuovamente oltre frontiera, con costi raddoppiati per lo Stato e moltiplicati a carico della nostra economia.

Si tratta della sconfitta della logica di chi vorrebbe scindere il reddito dal lavoro, una impostazione culturale pericolosissima e solennemente denunciata da Sua Santità Papa Francesco e dalla Conferenza episcopale italiana. Soprattutto in una realtà come quella italiana dove il sistema della formazione tecnica e dei servizi all’impiego resta imbrigliato e imprigionato in retaggi pregiudiziali o caratterizzati da una vastissima informalità che rifugge i canali istituzionali.

Risultato: i miliardi di euro dedicati a reddito di cittadinanza e quota 100 – i due cavalli di battaglia populisti, secondo noi di Unione Cattolica i due “cavalli di Ulisse” del ritorno della recessione nel Paese – altro non hanno fatto se non alimentare quei 32 miliardi di euro di tasse che paghiamo in più al nostro Stato, al confronto con la media dei versamenti tributari che avvengono nei 28 Paesi dell’UE. Ulteriore postilla tragica: i posti di lavoro liberati da quota 100 per i due terzi vengono lasciati vacanti perché nel frattempo, sia nel settore pubblico che in quello privato dove i pensionamenti sono avvenuti, è mutato radicalmente il paradigma tecnologico e produttivo e – poiché chi ha diretto politicamente questo governo non è molto avvezzo alle dinamiche del lavoro – sul sistema della formazione e dell’aggiornamento tecnico-professionale non si è fatto NULLA. Mentre i servizi all’impiego sono stati ulteriormente burocratizzati e paralizzati con l’introduzione di una figura professionale di tipo “vigilante” chiamata a controllare i percettori del reddito grillino, in una sorta di auto avvitamento che conferma il carattere folle, illogico e irrazionale dell’intero provvedimento adottato.

Gioire, come hanno fatto i populisti, di una crescita occupazionale soltanto statistica in una fase di azzeramento degli andamenti economici e industriali significa non avere per nulla presente il dramma della bassissima produttività e della incertezza dei posti di lavoro in questione, anzi l’orientamento è a confermare le stesse misure concausa della recessione in atto, come emerge dal decalogo pentastellato letto da Di Maio al Quirinale come condizione per la formazione di qualsiasi prossimo governo o gialloverde bis o giallorosso.

Noi di Unione Cattolica, in forza del contributo proveniente dai nostri dirigenti che vivono le economie reali e territoriali senza rincorrere “like”, “follow” e “tweet”, avevamo messo in guardia i gialloverdi sui rischi che sarebbero derivati da una così netta separazione fra reddito da una parte e dinamica produttiva e lavorativa dall’altra. A nulla sono serviti i nostri umilissimi ma consapevoli consigli, che si trovano racchiusi nel libro “Cattolici Uniti per benedire un’Italia Nuova” dove viene indicata nel recupero di centralità delle Scuole tecniche Cattoliche la soluzione in grado di intervenire, in maniera congiunta e convergente, su più problemi in apparenza autonomi fra di loro ma tutti ben collegati: il disagio familiare e giovanile (compresa la piaga del bullismo adolescenziale e talvolta anche genitoriale), la disoccupazione operaia, intellettuale e di concetto, la bassa produttività e la bassa redditività dei lavori creati.

*“Senza religione non vi è vera scienza, né moralità, né educazione”, diceva molto saggiamente Don Bosco, Santo sociale del lavoro e figura emblematica del nostro ragionamento in merito, in quanto precursore dell’apprendistato e ideatore della vera autentica formazione integrata fra tecnica e spiritualità e finalizzata a un lavoro individualmente gratificante, socialmente produttivo e dignitosamente remunerato unendo “studio, arte, mestiere” *. *Papa Francesco, nella propria Lettera in occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, e promulgata il 24 giugno 2015, sottolinea l’urgenza di “offrire ai giovani un’esperienza educativa integrale che, saldamente basata sulla dimensione religiosa, coinvolga la mente, gli affetti, tutta la Persona considerata sempre come amata e creata da Dio”, secondo il progetto del Santo sociale torinese “che coniuga insieme allegria – studio – preghiera, e lavoro – religione – virtù”.

Quanto sta avvenendo in Italia è il retaggio di una cultura che – come ha inteso scindere il reddito dal lavoro – così ha voluto a ogni costo separare la formazione tecnica da quella umanistica penalizzando la prima e riducendola a un ruolo residuale e negletto, da figlia di un “Dio minore”. Questo ha avuto riflessi devastanti anche sulla formazione universitaria, perpetuando il crescente distacco rispetto ai cambiamenti circostanti, dal punto di vista dell’organizzazione e del contenuto produttivo e lavorativo, e causando danni a catena enormi: perché gran parte del nostro sistema imprenditoriale è stato costretto a rimanere confinato nella piccola dimensione e a rinunciare a moltissime occasioni di rinnovamento e innovazione che avrebbero accresciuto la produttività del loro lavoro e favorito una competitività con l’esterno giocata non solo sulla necessità di contenere allo spasimo i costi interni per poter sopravvivere a uno Stato costoso ed esattore. Avremmo potuto agevolare la permanenza in Italia di molti Connazionali, sia ricercatori che tecnici specializzati che attualmente stanno contribuendo al PIL di Nazioni nostre dirette concorrenti.

Unione Cattolica, in coerenza con l’applicazione integrale della Dottrina sociale ed economica della Chiesa Cattolica – e con quanto indicato *nelle encicliche di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Francesco che parlano dell’importanza del progresso della tecnica e della scienza da governare come fattore non di alienazione umana ma di esaltazione del lavoro e dell’ingegno della Persona con il corrispettivo di una giusta retribuzione dignitosa per la formazione e il sostentamento di una famiglia naturale – ritiene che il solo modo per intervenire in maniera risolutiva sugli assetti della formazione scolastica e universitaria attuale sia quello di riportare assolutamente al centro della strategia istruttiva e dell’aggiornamento professionale la Scuola tecnica Cattolica, favorendo con risorse importanti e con una rimodulazione fiscale e finanziaria l’iscrizione a esse da parte di centinaia di migliaia di ragazzi e anche di adulti.*

*Laddove questo modello ha trovato piena e concreta applicazione, l’economia reale è stata rilanciata e consolidata, e messa nelle condizioni di fronteggiare temporanei momenti di crisi o di stagnazione sia interna che internazionale. Inoltre, nell’ottica della Dottrina sociale Cattolica di prevenire l’alienazione e lo spiazzamento del lavoro umano a opera del capitale finanziario e tecnologico, le Scuole tecniche di ispirazione Cattolica favoriscono il dialogo fra Uomo, economia robotica e intelligenza artificiale, sempre più fondamentale anche nei settori tradizionali della nostra industria e del Made in Italy, dove la cosiddetta “meccatronica” e le rivoluzioni 4 e 5.0 e 4D stanno ridisegnando interi reparti e stabilimenti.*

Molto importante, da questo punto di vista, è stata la missione che abbiamo svolto presso l’industria MERLO alle porte della Città di Cuneo in Piemonte nel Nord Ovest d’Italia, e dove l’adesione al nuovo paradigma tecnologica è stata compiuta con paralleli investimenti formativi grazie ai quali i posti di lavoro sono aumentati di fase in fase e gli spazi produttivi e di ricerca, fra loro dialoganti e osmotici, sono in continuo ampliamento.

*Il nostro plauso, come Cattolici e come dirigenti economici credenti, al Cavalier Amilcare Merlo e alla sua Famiglia e a tutto il comparto dirigente e lavoratore a cui abbiamo dedicato una postfazione all’interno del nostro libro*.

Nella stessa ottica di rendere strutturale la cooperazione tra Uomo e tecnologia, affinché la seconda resti uno strumento per migliorare la qualità lavorativa e la sicurezza del primo, abbiamo proposto fin da inizio anno l’estensione dello sgravio fiscale del super e iper ammortamento, ai sensi dell’industria 4 e 5.0, ai contratti di formazione e lavoro stabili, e la sua maggiorazione nel caso in cui tecnologie e brevetti acquisiti, e personale assunto, siano trasferiti presso Scuole tecniche convenzionate con gli stessi gruppi industriali e imprenditoriali.

Questi sono programmi concreti e perfettamente (auto)finanziabili, a fronte dei quali si sbloccherebbero altre sì importantissime possibilità riguardo alluso di quei fondi strutturali europei che a oggi non riusciamo a utilizzare perché mancano i progetti e gli Enti statali e territoriali si scoprono non attrezzati tecnicamente a coglierli.

*Pensare di tenere separati il tecnicismo e l’umanesimo è il peggiore dei futuri che possiamo dedicare ai nostri ragazzi, e anche in questo caso la Dottrina sociale Cattolica ci viene in aiuto, dal 1892 a oggi, a indicare la Via esatta fra turbocapitalismo, dove la produzione vorrebbe fare a meno del lavoro, e populismo assistenzialista, dove si vorrebbe il reddito come variabile indipendente dal lavoro e quindi come frutto inevitabile e avvelenato di nuove o maggiori tassazioni e/o di nuovi o maggiori tagli ai servizi e agli aiuti per famiglie e imprese. Non solo non viene creata nuova e qualificata occupazione giovanile e adulta, nell’ordine della possibilità nel medio-breve periodo di parecchie decine di migliaia di posti di lavoro – mettendo in pratica la dottrina di Don Bosco e di Papa Francesco – ma viene messa ulteriormente a rischio quella esistente*.

Populismo sempre più nemico del Popolarismo: prima se ne uscirà, prima potranno essere risolti vecchi problemi e prevenuta l’insorgenza di altri più gravi per quello che resta della tenuta economico-sociale del Paese.!

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